Durante la prima serata di Sanremo Roberto Benigni ha fatto un intervento di mezz’ora, davvero carinissimo, molto ben accetto da pubblico e critica. Ha preso trecentomila euro per gesticolare e nominare Berlusconi ogni due minuti, ma ehi, Benigni non è forse l’ultimo vero comico rimasto in tv? Sì. Ma guarda quanti di bravi ne abbiamo persi prima di lui.
Arriva sul palco di corsa, sorridendo e facendo un po’ di scena , si mette a culo all’aria sulle scale e saltella, ringrazia il pubblico del calore ricevuto, insomma, scena già vista: il giullare italiano ufficialmente riconosciuto e approvato che ringrazia il suo fedele pubblico di gente abituata ad una comicità da buffone medievale infarcita di sfottute da terza elementare e simpatici giochi di parole. Il tutto rigorosamente contornato da qualche sprazzo di marcato accento toscano, giusto per dare quel tocco di professionalità che a una celebrità italiana non manca mai.
“Mavvattelo a pijà ‘nter culo!, disse Christian De Sica. Aò, e mò vojo Raiunoooo!, rispose Gianfranco Funari. Nel frattempo, una scimmietta ballava davanti ad Anna Falchi nuda.”
(Questa scenetta surreale a mio avviso rappresenta il livello qualitativo del mondo dello spettacolo italiano.)
Stavo dicendo, Benigni arriva e viene giù l’Ariston. La gente applaude come se il Papa avesse appena regalato i beni del Vaticano e usato i soldi per sfamare il Terzo Mondo.
(Nota: ricordarsi di chiedere al mio parroco di fiducia perché il Papa non si decide a sfamare il Terzo Mondo.)
Benigni ringrazia e parte in quarta, attaccando pesantemente Berlusconi: in pratica lo nomina semplicemente, e il pubblico ne ride estasiato. “Ehi, ha detto Berlusconi!” “Sì, sì, ha proprio detto Berlusconi!” “Che coraggio, che sprezzo del pericolo!” “Questa è satira pura… comici così non ce ne sono più…” borbotta il pubblico, e alcuni tra di loro scuotono la testa, sconsolati, pensando a quanto sia triste vivere in un paese dove solo Benigni sia l’unico ad avere le palle di fare satira politica.
Per Giove Pluvio, dire: “Voglio essere proprio allegro, voglio parlare di cose serie, per esempio: Berlusconi, proprio ieri…” e poi fermarsi compiaciuto ad osservare la gente che ride e si asciuga le lacrime dal viso e crolla a terra rotolando sotto le poltroncine in preda un’ilarità isterica, insomma, non è il massimo della comicità. E non è satira, cazzo. Cazzo, ribadisco.
Oh, aspetta, ma l’ironia sta nel fatto che siccome Benigni è apertamente schierato contro Berlusconi, ogni volta che lo “attacca” nei suoi spettacoli bisogna ridere, perché Benigni è così pungente nei suoi attacchi come nessun altro.
“Ehi, hai sentito? Benigni detto anche Il Comico Di Sinistra sta per prendere in giro Berlusconi!” “Uao, aspetta, me la segno sul taccuino, siamo a quota trecentonovantasette!” “Che coraggio, che uomo!”
Passiamo oltre. Benigni sposta l’attenzione sulle elezioni in Sardegna. Ironizza sull’incapacità di Walter Veltroni, dopodiché torna a sparlare del suo fidato Silvio: ci rivela che Berlusconi non è interessato alla Sardegna, ma alla Corsica!
AHAHAHAHAHAHAH, Uao! Standing ovation, il pubblico impazzisce, alcuni tra di loro strabuzzano gli occhi e mormorano “Ehi, ma si possono dire certe cose? Non è illegale?”, l’orchestra intona una marcia trionfale, Bonolis si straccia la camicia e inizia a percuotersi il petto in segno di rispetto e sottomissione all’Ultimo Grande Comico Italiano.
Dalla Corsica si passa a Napoleone, da Napoleone -indovinate un po’- si passa a sfottere Berlusconi per l’altezza.
Benigni, cane maledetto, sono dieci anni che lo prendi per il culo per l’altezza. I primi tre anni faceva ridere come se fosse nuova, ma ora basta, hai rotto i coglioni, non puoi tirarla fuori ogni volta.
Il problema è che il suo stile ormai si è ridotto a lanciare frecciatine appena appena accennate e assolutamente innocue), ammiccare ad ogni battuta, tirare in ballo gli argomenti giusti ma svilirli con qualche stupido motto di spirito, ecco, tutto questo indebolisce di molto l’efficacia della sua satira (se così vogliamo chiamarla.)
Basta, non ce la faccio più. Ho già capito come funziona, mi rifiuto di proseguire. E pensare che una volta non era preso così male.
Ora invece è diventato il cocco della tv, il pupillo dello show business. Grillo si è dato alla politica anni fa, Luttazzi è in quarantena a vita, quindi resta solo lui. E pian piano lo stanno trasformando in una marionetta saltellante.
Credo che Non ci resta che piangere sia il suo testamento artistico.